
Il coraggio di metterci la faccia!
- studiorebecca
- 3 mag
- Tempo di lettura: 1 min
A chi non ci mette la faccia (ma la lingua, sì).
Dedicato a chi lavora nell’ombra — non per costruire sé stesso, ma per rosicchiare gli altri.
A chi vive nell’illusione che segnalare un blog o mettere zizzania possa cancellare la luce altrui.
A chi si vendica non per torti subiti, ma per la felicità che non riesce a generare.
Dedicato a chi non prende in mano la propria vita e preferisce puntare il dito,
mentre l’altro dito — metaforico e non — sarebbe da indirizzare a se stesso.
A chi non ha il coraggio, ma si nasconde dietro il fumo del “non ho detto”, “non ho fatto”, “non c’ero”.
Un pensiero anche alle parole che parlano da sole:
“Pusillanime”: senti come suona? Una scia di fiato corto e piccolo,
una parola che si nasconde dietro la paura e si trascina, floscia, senza nerbo.
“Prepotente”: suona come un pugno che batte sul tavolo per farsi sentire,
quando in realtà non regge il silenzio della verità.
A tutti quelli che, almeno una volta, si sono imbattuti in queste figure: rideteci su.
Sì, rideteci su. Ma non per dimenticare: per risolvere.
Per dare il giusto peso al ridicolo. Per prendere il karma in mano e soffiargli in faccia.
E poi, come si dice a Milano: vai in ans. Vai avanti.
E lascia la schifezza nel suo unico posto meritato: indietro.
Antonella Rebecca Spini
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